Sulle epigrafi di Otacilia Secundilla scoperte a Rudiae
Come anticipato nel precedente post, nel corso degli ultimi scavi a Rudiae, ai piedi dell’aditus meridionale dell’anfiteatro -lì dove doveva esserci l’arco di ingresso-, sono stati rinvenuti i frammenti in marmo di una epigrafe in latino.
Tali frammenti, tutt’ora in fase di studio e restauro, sono stati pubblicati nell’opuscolo(1) distribuito l’ 8 Febbraio scorso al termine della conferenza, tenuta dall’emerito Prof. D’Andria, “Rudiae e il suo anfiteatro” presso l’open-space del Comune di Lecce.
In realtà una analoga epigrafe, scoperta già nel XVI secolo, di cui ci parla l’Infantino(2) (1581-1636), poi inserita dal Mommsen nel Corpus delle iscrizioni latine (CIL), recitava:
OTACILIA M(arcus) F(ilia) SECUNDILLA AMPHITEATRUM RE.P.R
Si può dedurre quindi che questa prima epigrafe doveva essere esposta sopra l’altra porta dell’anfiteatro, quella settentrionale, in modo che tutti gli spettatori degli eventi ricordassero sempre chi fu la fautrice dell’opera.
Là dove nacque il padre della letteratura latina Quinto Ennio, quindi, fu una ricca matrona Rudina che donò ai suoi concittadini l’anfiteatro, Otacilia Secundilla, figlia del senatore Marcio, per i giochi, come si legge nelle due epigrafi e realizzata sicuramente per l’inaugurazione dell’Anfiteatro.
L’anfiteatro, che arrivava a contenere fino a 8000 persone, fu ricavato da una dolina naturale, di cui sono stati sfruttati i fianchi per ricavarne le gradinate, ma che già i messapi probabilmente utilizzavano come serbatoio di acqua piovana (come dimostrano i sistemi di canalizzazione presenti nell’attiguo fondo Acchiatura).
Mi azzardo a proporre, per i frammenti dell’ultimo ritrovamento, la seguente ricostruzione (anche se parziale):
Anche qui pertanto ritroviamo la formula “Otacilia Marcus Filia Amphiteatrum”, in particolare:
OT[ACILIA] M(arcius)
[F]ilia [A]MP[HITHEATR]UM
[…]INION[…MA]TRON[A]?
[…]ONO […………..]TOSAP[…]
[S]ECUND[ILLA] […] CNPO […]
A[……]NPERR[…]
Probabilmente la lettura è abbastanza azzardata poichè moltissime sono le lacune… tuttavia mi sono divertito a provare a leggere ciò che si scrisse sull’ingresso dell’anfiteatro della città natale di Quinto Ennio! 😉
[Edit:] Grazie ai commenti del Prof. Gensini riportiamo di seguito una ricostruzione più completa della suddetta epigrafe:
Questa scoperta scrive una pagina nuova nella storia di Lecce. Si pensava infatti che l’antica Rudiae, alla periferia dell’attuale centro urbano, fosse stata condannata all’abbandono dopo la nascita della Lupiae romana, dove sotto l’imperatore Augusto si realizzò un grande anfiteatro. Invece tra il I e il II secolo dopo Cristo la troviamo più fiorente che mai!
Bibliografia:
(1) “Rudiae e il suo anfiteatro”, a cura di Francesco D’Andria, Comune di Lecce 2016 – ISBN: 979-12-200-1561-5
(2) “Lecce Sacra” di D. Giulio Cesare Infantino – P. Micheli, 1634
Aggiungo che nella parte bassa del primo frammento centrale a sinistra si intravede il principio di una “H” che insieme alla seguente “ONO” potrebbe portar ad un [H]ONO[R?…]. Ricapitolando:
OT[ACILIA] M(arcus)
[F]ilia [A]MP[HITHEATR]UM
[…]INION[…MA]TRON[A]?
[H]ONO [R?………..]TOSAP[…]
[S]ECUND[ILLA] […] CNPO […]
A[……]NPERR[…]
Interessante, perchè di un’iscrizione OTACILLA SECVNDILLA / AMPHITEATRVM … aveva già dato notizia Scipione de’ Monti (è nel CIL). Notare che Otacilia era anche il nome della moglie di Filippo l’Arabo, ma questa iscrizione sembra più antica (forse I secolo d.C.?).
Infatti l’anfiteatro è stato ridatato alla prima decade del II secolo (età di Traiano). Cfr. il post precedente.
Aggiungo un secondo commento, legato alla posizione dell’inizio della linea in basso: se come probabile era centrata sull’asse del testo, manca probabilmente a destra circa metà della tavola, e la prima linea è da restituire OTA[CILI]A M[. F. SECVNDILLA]. Mi trovano d’accordo le altre osservazioi dell’amico Cavone.
Il frammento con l’inizio di l.2 va leggermente spostato a sinistra.
Molte grazie Prof. Gensini per i suoi preziosi contributi e ..correzioni! 😉
In effetti anche i frammenti in basso a sinistra andrebbero leggermente ruotati in senso orario per allineare il tutto…speriamo nella precisione dei restauratori del M.U.S.A. dove verranno esposti tutti gli ultimi reperti provenienti da Rudiae, così come ci ha anticipato il Prof. D’Andria nell’ultima conferenza in merito.
pero’ e’ AMPHITHEATRVM la dizione corretta (se si salta una H non tornano le misure!). Per me era
OTA[cili]A . M [. f . secvndilla]
AM[phitheat]RVM [ … … … ]
IN [h]ON[ore pa]TRON[ae … ]
HONO[res da]TOS A P[opvlo et decvrionibvs?]
[s]ECVND[illae] CN PO[mponii? … vxori]
A[— i]N PERP[etvvm? … ]
Ops…Ho aggiunto la “H” di AMPHITHEATRVM 😉
Eccezionale la sua lettura!
L’ipotesi che quanto ritrovato corrisponda a circa la metà della larghezza originale della lastra di marmo ben si sposa col fatto che i frammenti sono stati trovati sotto l’arco dell’ingresso meridionale dell’anfiteatro che ha una larghezza di circa 2,5/3 metri e considerata l’unità di misura indicata nella foto si può stimare una larghezza completa di 2 x 7,5 x 15cm = 225 cm !
Aggiungo in calce al post la ricostruzione aggiornata alla luce degli ultimi aggiornamenti proposti dal Prof. Gensini, per evidenziare lo specchio epigrafico completo e… quanto ancora rimane da scoprire! 🙂
L’Infantino non e’ la fonte piu’ corretta per l’altra iscrizione, quella gia’ trovata alla fine del Cinquecento: gia’ il Mommsen osservava che la fonte migliore era il Marciano — a p. 502 dell’edizione napoletana — che probabilmente aveva visto davvero il marmo a casa del dottor Priuli e che ne da’ come origine proprio Rudiae, mentre l’Infantino parla di un sito piu’ meno presso la caserma Massa, dove non e’ stato trovato nulla al di fuori dei resti del convento francescano trasformato in caserma dopo il 1861.
Grazie per lo spunto, tuttavia riporto per completezza quanto scritto da Giulio Cesare Infantino (1581-1636) nella sua “Lecce sacra”:
Volentieri commento il testo di questa epigrafe augurandomi, con la sua traduzione, di non essermi ‘troppo’ discostato dal suo significato reale.
Pertanto qui sotto, seguendo l’ardita ricostruzione, tento di restituire il senso dell’epigrafe.
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“OTACILIA di M(arco) F(iglia) SECUNDILLA
(Questo) ANFITEATRO
IN ONORE DEL PATRONO (quali)
ONORI CONCESSI AL POPOLO E AI DECURIONI
(di) SECUNDILLA di C(neo) POMPONIO MOGLIE
(innumerevoli) (i)N PERPETUO (questi siano)”.
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Ipotesi di traduzione di Massimo Penna